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Notizie

Abusi domestici, “rompere il silenzio”
4 mar
MILANO – “Dare voce a chi non ha voce – Rompere il silenzio”, giornata dedicata alle donne vittime di violenze domestiche, con un concorso internazionale di cortometraggi, tavole rotonde, serata di gala e premiazioni si svolge sabato 5 marzo presso lo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto, 2) di Milano.
La giornata si tiene a latere e in chiusura del 4° Sabaoth International Film Festival (le proiezioni del festival sono in corso all’Apollo Spazio Cinema fino al 4 marzo) ed è realizzata con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano e il patrocinio del Comune di Milano, settore Cultura e della Provincia di Biella, assessorato alle Pari Opportunità.

Libia, i cristiani ancora più isolati
27 feb
VERONA – Domani ci sarà un’altra manifestazione di massa in Libia. Dove esiste e funziona una rete cellulare, gli sms arrivano di continuo, la gente si dà appuntamento in piazza per quella che sembra essere la spallata finale al rais, dopo l’inizio del 17 febbraio scorso: in 7 giorni siamo giunti a tutto questo. Manifestazioni e scontri, feriti e vittime, cecchini che sparano dai tetti e bombardamenti sulla gente, incendi e saccheggi, divisioni tribali e ammutinamenti di militari e poliziotti, la presa di intere città da parte degli insorti e i cittadini stranieri in fuga: la Libia è un delirio di violenza e caos.

Da Porte Aperte dossier Egitto
7 feb
VERONA – Porte Aperte titola “Egitto: una prima volta per tutto – dossier”. Riportiamo integralmente il documento.
È la prima volta. Decisamente è la prima volta che accade qualcosa del genere, con queste proporzioni. Non è più “solo” una questione nordafricana, ora a tremare è tutto il Medio Oriente, tutto il mondo arabo.
L’Arabia Saudita sembra congelata col fiato sospeso, ma in realtà sfrutta le proprie influenze per cercare di stabilizzare la regione; lo Yemen “festeggia” il giorno della collera contro il presidente Saleh con migliaia di persone in piazza; il re Abdallah in Giordania è costretto dai manifestanti che chiedono riforme a cambiare il governo; Hezbollah in Libano mette a segno un duro colpo contro il premier Saad Hariri (notoriamente amico dell’occidente) e attende di svolgere di nuovo un ruolo di primo piano, con le solite istanze anti-americane e anti-israeliane; l’Iran getta benzina sul fuoco e lavora alacremente perché l’islam più radicale prenda il sopravvento nelle roccaforti sunnite, mentre più in là il Pakistan fa paura per la congenita instabilità.

Giovani di cinquanta nazioni uniti in preghiera
1 feb
VERONA – Varie parti del mondo, una la preghiera, per lo stesso motivo: sostenere i giovani della Chiesa perseguitata.
Anche quest’anno milioni di giovani cristiani da venerdì 4 a domenica 6 marzo in più di 50 paesi daranno vita a riunioni di preghiera per chi, della loro generazione, appartiene alla Chiesa perseguitata.
L’iniziativa nasce da Underground, la sezione giovanile di Porte Aperte, organizzazione internazionale evangelica impegnata a soccorrere i cristiani perseguitati. È chiamata Shockwave, «l’onda di preghiera – spiega Porte Aperte – che scuote da anni il mondo».

Egitto, l’onda del contagio (aggiornato con galleria foto)
1 feb
VERONA – “Latente ingovernabilità”, così Porte Aperte, organizzazione evangelica a sostegno dei cristiani perseguitati, di fronte ai tumulti in Egitto, definisce la situazione in Medio Oriente e nel mondo musulmano in generale.
Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, il 26 gennaio si chiede: «Cosa subentrerà al vuoto dei regimi arabi? Chi guadagnerà da queste proteste? In Tunisia l’hanno chiamata “Intifada”, al Cairo per strada si urla “Allah Akhbar” e i Fratelli Musulmani (movimento islamico di tipo politico) ringraziano Allah per la “santa collera“, Hamas parla di una “vittoria della democrazia”. Cosa accadrà alle donne di Tunisia? L’ex presidente Habid Bourghiba aveva dato alle donne diritti senza uguali nel mondo islamico. Durerà questo modello? Che ne sarà di quel poco di modernizzazione e laicità? Queste rivoluzioni nascono certamente dal malcontento popolare verso i regimi, ma chi potrebbe approfittarne è l’islamizzazione».

Sopravviverà il cristianesimo in Medio Oriente?
25 gen
Ad Alessandria d’Egitto, 21 cristiani sono stati uccisi durante la celebrazione per il Capodanno. Attacchi contro i cristiani si sono verificati nel periodo natalizio. In molte nazioni della regione vi sono dure restrizioni contro i cristiani e, in Arabia Saudita, il divieto assoluto di costruire delle chiese. Sembra che ci siano buoni motivi per domandarsi se il cristianesimo sopravvivrà nella regione in cui esso è nato. Siamo destinati a vedere la rapida morte del cristianesimo in Medio Oriente? La risposta è sì, a meno che non vengano immediatamente intraprese delle azioni molto serie e ponderate.

70 Cristiani arrestati in Iran a causa del risveglio
24 gen
Secondo l’agenzia Voce dell’America, un funzionario iraniano accusa i gruppi evangelici protestanti di provocare un invasione culturale nel paese.
Gli iraniani hanno messo a punto delle misure contro i cristiani di origine musulmana. Oltre 70 cristiani sono stati arrestati dal periodo di Natale e le autorità iraniane stanno invadendo le chiese domiciliare.

Sudan, alle urne il Sud cristiano
10 gen
JUBA (Sud Sudan) – Il Sud Sudan è polveroso e pieno di problemi. Tra poco sarà uno Stato poverissimo ma ricco di petrolio. Per una settimana a partire da domani 4 milioni di cittadini voteranno per il referendum che sancirà l’indipendenza del Paese da Khartum. Per le strade sterrate di Juba, la capitale, ma ovunque nel Paese, non si parla d’altro che del referendum, di quanto è costato caro, milioni di morti e di sfollati in due guerre civili, e di quanto le cose andranno meglio una volta ottenuta l’indipendenza. Il quorum è al 60 per cento ma ci si aspettano percentuali vicine al 100 per cento. Per tutti, dai politici ai comuni cittadini, la separazione del Sud cristiano e animista dai musulmani del Nord sembra essere la panacea di tutti i mali. Talmente benefica da far dimenticare i problemi, che sono tanti.

Attentati a Baghdad, due cristiani uccisi
3 gen

Nigeria, Natale di sangue
28 dic
JOS (Nigeria) – È salito a 41 morti il bilancio del Natale di sangue in Nigeria, dopo una serie di attentanti e attacchi alle chiese cristiane. Trentadue vittime si sono registrate la sera della vigilia in due diverse zone della città di Jos, dove sono esplosi almeno sette ordigni, uno dei quali aveva come obiettivo una chiesa. Nelle stesse ore, i membri di una setta islamica hanno attaccato tre chiese nella zona nord del paese, uccidendo sei persone e dando alle fiamme uno dei luoghi di culto.

Dossier Eritrea, ondate di arresti sugli evangelici
17 dic
VERONA – Situazione complessa in Eritrea perché i dati che Porte Aperte, l’organizzazione evangelica a sostegno dei cristiani perseguitati, raccoglie sono in continuo cambiamento e le stime di certo non vengono dalle autorità eritree, chiuse e assai poco propense alla collaborazione.
Le testimonianze di rilasci e di arresti arrivano a ondate. «Sono rilasci e arresti che – afferma PA – da un punto di vista strategico, hanno lo scopo di fiaccare, spezzare e ridurre in briciole la Chiesa in Eritrea. I malati gravi (credenti che magari hanno contratto malattie nelle terribili carceri del paese) vengono rilasciati e costretti agli arresti domiciliari; coloro che non hanno una posizione di leadership nella chiesa e firmano un particolare “accordo” con lo stato, a volte vengono rilasciati; i cristiani evangelici scoperti mentre stanno facendo il servizio militare nazionale sono incarcerati, subiscono specifiche “punizioni” e poi, a volte, vengono reinseriti nel servizio militare, dove a seconda del comandante che si ritrovano, possono subire angherie di ogni tipo o essere lasciati in pace; di altri semplicemente, specie i leader ma non solo loro, se ne perdono le tracce in carcere, ecco quindi che delineare un quadro con cifre precise del numero di credenti incarcerati è assai complicato».

Afghanistan, niente avvocato per i cristiani
16 dic
VERONA – Il caso è emblematico, specchio della situazione dei cristiani in questo paese. Un cristiano accusato di blasfemia, che in Afghanistan è punibile con la pena di morte, non ha ancora potuto vedere il suo avvocato perché le autorità impediscono a quest’ultimo di vedere il suo cliente.
Il cristiano in questione si chiama Said Musa ed è rappresentato da un avvocato che lavora per un’organizzazione, la Advocates international, che difende i diritti dei cristiani in quel paese. «Se un uomo non può scegliere la propria fede e non è libero di cambiarla sotto l’attuale ordine costituzionale afghano, come può questo governo considerarsi moralmente migliore dei talebani?» ha dichiarato l’avvocato.